mercoledì 18 maggio 2011
Bandi pericolosi
Il Campidoglio li ha dovuti ascoltare. Sono andati a protestare sotto il Marco Aurelio, il 5 maggio scorso, le cinquanta associazioni e cooperative che presiedono il tavolo per la riprogettazione della Città dell’Altra Economia. Da Greenpeace Roma alla cooperativa Occhio del Riciclone, da Binario etico all'associazione Nuova Bauhaus. A preoccupare gli aderenti al tavolo di riprogettazione della CAE è stato il bando pubblicato dal Comune di Roma ad aprile in cui si allarga a nuove realtà imprenditoriali l'area.
Si leggeva nel bando l'apertura ad "imprese di armi", "imprese della chimica", "allevamenti di animali da pelliccia". Quanto di più lontano da una cittadella ecosostenibile. Ma la protesta degli operatori ha portato il Comune a ritoccare il bando, togliendo le imprese lontane dal progetto originario.
Il "ritocco" non soddisfa però Aiab, l'associazione per l'agricoltura biologica poichè ancora resta la possibilità di affidare gli spazi alle multinazionali che si occupano di sperimentazione nel campo delle biotecnologie. Sperimentazioni vietate in tutta Italia, "messe alla porta" da leggi nazionali, che rientrano "dal portone" nel cuore di Roma.
Ma le preoccupazioni per chi lavora alla CAE non sono finite qui. "A novembre scorso - spiega l'economista Alberto Castagnola tra i fondatori - c'era stato un incontro informale con il sindaco Alemanno in cui si era deciso che le realtà già presenti alla Cae avviassero una riprogettazione dell'area. Sulla sua base il sindaco avrebbe poi scritto il bando per allargare la partecipazione". Ma il bando è uscito all'insaputa dei protagonisti. E oltre al danno si è aggiunta la beffa: se le stesse associazioni volessero partecipare al bando, non potrebbero perché il requisito principale è che queste 10 aziende siano costituite da non più di 12 mesi. Si corre così il rischio dell'effetto "spezzatino" dell'area.
Ad oggi la CAE, che si estende per circa 3.500 metri quadrati dei 35.000 del Campo Boario, ha 26 persone contrattualizzate: il bando di assegnazione dell'area è scaduto e ci sarebbe dovuto essere un accordo nuovo già a settembre dello scorso anno. L' accordo non c’è stato, cosicchè piccole realtà e cooperative sono state costrette a licenziare o a chiudere. “La parte del "Riuso e riciclo" è dovuta andare via. – spiega Castagnola (nella foto qui sopra) - E’ rimasta una bottega in cui si vendono prodotti di diverse cooperative mentre prima c’erano le stesse realtà a presenziare lo spazio espositivo”. Da parte del Comune ci sono state diverse proroghe per l’assegnazione dell’area da settembre a ottobre, da ottobre a dicembre da gennaio a marzo. Dai primi aprile non ci sono altre proroghe.
La Città dell'Altra Economia dalla sua nascita non ha goduto di grande fortuna. Ha incontrato tante difficoltà sulla sua strada, non solo con Alemanno. “Ci sono stati dei blocchi nella passata gestione comunale - continua Castagnola - si attendeva un riconoscimento come Consorzio dal Comune, evento che non è mai avvenuto. Proprio per questo non abbiamo avuto accesso a fonti di
finanziamento: per tre anni abbiamo organizzato circa 200 eventi in maniera del tutto gratuita, senza alcun biglietto di entrata. Un blocco che non ci ha permesso così la promozione di questa realtà”. Ad aggravare tutto ciò c’è il vincolo della Sovrintendenza: il Campo boario è un’area archeologica preziosa che obbliga le realtà a non usare lo spazio antistante la struttura. E l’unica via d’uscita è usare strutture mobili anche per i giochi per i bambini.
Questa qui sopra è la targa della piazza antistante la Città dell'Altra Economia. “Largo Dino Frisullo”. Era il 20 giugno 2007, quando la giunta comunale capeggiata dall’allora sindaco Veltroni, ribattezzò quest’area nel Campo Boario con il nome del pacifista e difensore dei diritti umani, scomparso il 5 giugno del 2003. Qui proprio nel 2007 comincia l’avventura della Città dell’Altra Economia. Un nome importante, Frisullo, di quelle penne fini che non si dimenticano. Eppure se dici “largo Dino Frisullo” ad un tassì o ad un’ambulanza a Roma nessuno ti sa portare lì, nel cuore di Testaccio, alla Città dell’Altra Economia. Nelle intenzioni un progetto bellissimo, quello di una cittadella alternativa dove raccontare che "un altro mondo è possibile", quello delle energie rinnovabili e del commercio equo e solidale, del riciclo dei rifiuti e del cibo biologico. Una realtà unica in tutta Europa. Una speranza da non lasciar morire.
(Le foto del sit-in al Campidoglio del 5 maggio 2011 sono di Lucia Perrotta)
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