Sempre più di una faccia possiede Roma. Sicuramente ne possiede due. Alle volte in modo più insistente. Un martedì sera di luglio. Dall'alto di una terrazza condominiale di Testaccio con il comitato No Pup di Via Alessandro Volta, dal basso della festa di inaugurazione di Porta Futuro voluta dalla Provincia di Roma nel complesso del nuovo mercato. I due mondi si osservano. Dall'alto in basso, dal basso in alto.
"Via Stravolta" recita lo striscione e anche "murati vivi". Nel primo progetto i condomini vedevano chiusa dal cantiere l'unica entrata al palazzo. Ma la carrabilità sono riusciti a riottenerla: "almeno quando saranno proprio a ridosso dello stabile potremo entrare e uscire dal palazzo" sorride amara una signora.
Questa invece è Porta Futuro: arrivano le persone per l'aperitivo, il djset, le installazione video, la mostra fotografica e la rassegna di cortometraggi sul precariato.
I condomini di Via Volta sono stanchi di questo cantiere permanente che tanto disagio in questi anni ha provocato. Non capiscono come cambierà la loro vita: hanno solo un'impressione che peggiori irrimediabilmente.
Per questo sono qui sopra stasera. Per farsi ascoltare.
Tre rampe di accesso al parcheggio sulla stessa via, la loro, un complesso che unisce nuovo mercato, case degli studenti, Porta futuro, parcheggi e box. I condomini vorrebbero un "tavolo di mobilità permanente" per capire come "avere pace", per gestire il traffico che si accumulerà a quello di Via Galvani.
Questa qui sopra invece è l'interno di Porta Futuro. E subito sotto: a destra Marco Rietti l'architetto del nuovo mercato, a sinistra Renato Guidi, l'architetto di Porta Futuro.
Punto nodale del progetto mi racconta l'architetto Renato Guidi è "la scala di vetro che fungerà da lanternone nella piazza, tutt'intorno le sedute per le persone"
Guidi è orgoglioso anche dei cassonetti a scomparsa: tutta l'immondizia viene riversata in dei compattatori che sono dentro il marciapiede. Passa poi il camion e la porta via.
Dall'alto della loro terrazza i condomini vorrebbero una variante al progetto del parcheggio (che nulla ha a che vedere con il suo, precisa l'architetto Guidi): non vogliono che il parcheggio arrivi al filo del fabbricato sia per evitare "l'invasione" del cantiere ad un metro di distanza dal caseggiato sia per la sicurezza dello stabile. Le anziane signore del pian terreno ringraziano.
Dagli altoparlanti più volte i condomini di Via Volta scandiscono: "avete distrutto un giardino pubblico per regalare l'area ai privati". Ricordano tutti il giardino Domenico Pertica che non c'è più.
Sulla terrazza di Via Volta sale la banda della Scuola di musica popolare di Testaccio, ospite di Porta Futuro. Per un momento, anche questa sembra una festa.
mercoledì 6 luglio 2011
sabato 18 giugno 2011
Chi ha visto il nuovo mercato di Testaccio?
Eccole qui in anteprima le foto del nuovo mercato di Testaccio. La fotografa Lucia Perrotta del collettivo Wsp di Roma ci accompagna dentro il cantiere.
Al di là di quello che ci racconta l'architetto Marco Rietti nell'intervista, rimangono ancora molte domande senza risposta.
La nuova struttura saprà andare incontro alle esigenze degli abitanti?
La presenza di un centro polifunzionale congestionerà ancora di più il traffico?
Saprà ricreare l'atmosfera del vecchio mercato di Piazza Testaccio?
Diventerà un centro di aggregazione e di scambio per i testaccini? O diventerà preda del mordi-e-fuggi da tutta Roma?
Si raggiungerà un accordo tra il Comune e il comitato di Via Volta no pup?
E soprattutto, vi piace?
Al di là di quello che ci racconta l'architetto Marco Rietti nell'intervista, rimangono ancora molte domande senza risposta.
La nuova struttura saprà andare incontro alle esigenze degli abitanti?
La presenza di un centro polifunzionale congestionerà ancora di più il traffico?
Saprà ricreare l'atmosfera del vecchio mercato di Piazza Testaccio?
Diventerà un centro di aggregazione e di scambio per i testaccini? O diventerà preda del mordi-e-fuggi da tutta Roma?
Si raggiungerà un accordo tra il Comune e il comitato di Via Volta no pup?
E soprattutto, vi piace?
lunedì 6 giugno 2011
Concorso: riattacca la pista ciclabile
Il problema della pista ciclabile testaccina è sotto gli occhi di tutti. Un itinerario per le due ruote completamente mozzato e isolato rispetto al resto del percorso cittadino. "Una cattedrale nel deserto", come recita il titolo del pezzo a lei dedicato dal Paese sera.
Un nostro lettore, a questo proposito, ci manda una serie di foto che raccontano chiaramente lo stato in cui versa. Testaccia parlante pensa che potrebbe essere utile indire un concorso dal titolo "Riattacca la pista ciclabile". Un modo per invogliare il municipio da un lato e il Comune dall'altro a collegare il percorso per le due ruote che è ora isolato rispetto la città. Grazie a Francesco Alesi per i suoi scatti!
Un nostro lettore, a questo proposito, ci manda una serie di foto che raccontano chiaramente lo stato in cui versa. Testaccia parlante pensa che potrebbe essere utile indire un concorso dal titolo "Riattacca la pista ciclabile". Un modo per invogliare il municipio da un lato e il Comune dall'altro a collegare il percorso per le due ruote che è ora isolato rispetto la città. Grazie a Francesco Alesi per i suoi scatti!
giovedì 19 maggio 2011
Aprire le porte al futuro
Come si intuisce anche dal post precedente, il nuovo mercato di Testaccio è atteso con ansia dai suoi abitanti. Mossi dalla curiosità per il progetto del nuovo mercato, i cui lavori iniziarono nel lontano 2007, ci siamo imbattuti nel cantiere di “Porta Futuro”, un centro dedicato alla formazione e all’orientamento al lavoro della Provincia di Roma.
Sarà aperto a giugno e si affaccerà su Via Galvani: farà parte del complesso del nuovo mercato. Un’area di 1.800 metri quadrati, utile sia per gli aspiranti lavoratori, per i giovani che cercano un’adeguata formazione che per le aziende che cercano personale.
L’esperienza è stata mutuata da un servizio simile creato a Barcellona, ben dodici anni fa: si chiama “Puerta 22”, nome che prende ispirazione dal quartiere della Torre Agbar. Anche Porta Futuro, così come nell’esperienza catalana, metterà a disposizione dei cittadini una piattaforma software in grado di incrociare domanda e offerta del mondo del lavoro locale. Ma non solo. Il nuovo centro per il lavoro offrirà postazioni in autoconsultazione, una biblioteca multimediale, zone relax, salette riunioni, aree per convegni e wi-fi gratuito.
Un modo per fermare la fuga di cervelli nostrani anche verso Barcellona?
Sarà aperto a giugno e si affaccerà su Via Galvani: farà parte del complesso del nuovo mercato. Un’area di 1.800 metri quadrati, utile sia per gli aspiranti lavoratori, per i giovani che cercano un’adeguata formazione che per le aziende che cercano personale.
L’esperienza è stata mutuata da un servizio simile creato a Barcellona, ben dodici anni fa: si chiama “Puerta 22”, nome che prende ispirazione dal quartiere della Torre Agbar. Anche Porta Futuro, così come nell’esperienza catalana, metterà a disposizione dei cittadini una piattaforma software in grado di incrociare domanda e offerta del mondo del lavoro locale. Ma non solo. Il nuovo centro per il lavoro offrirà postazioni in autoconsultazione, una biblioteca multimediale, zone relax, salette riunioni, aree per convegni e wi-fi gratuito.
Un modo per fermare la fuga di cervelli nostrani anche verso Barcellona?
mercoledì 18 maggio 2011
Ciak, il mondo è biodiverso
Si potranno vedere le lotte degli indigeni per le terre in Sudamerica e la strenua difesa all'avanzata delle città in Cina. Tutto questo sotto casa, in Largo Dino Frisullo, alla Città dell'Altra Economia, dal 19 al 23 maggio. Si tratta del Festival delle Terre,organizzato dal Centro internazionale Crocevia e da Mediateca delle Terre, quest'anno alla sua ottava edizione.
L'idea è raccontare, attraverso documentari, film d'inchiesta e reportage, la difesa dei territori e delle risorse che custodiscono, le lotte contro politiche economiche scellerate e le soluzioni in difesa della biodiversità. Dalla Cina alla Siberia, dal Brasile alla Tanzania, fino all' Italia. Il filo conduttore è l'identità, la cultura e i valori millenari di cui i popoli sono eredi e custodi.
Sono 29 le opere in concorso. Ma chi parteciperà al Festival non sarà solo uno spettatore di cinema. Si terranno anche conferenze e seminari internazionali sull'agrobiodiversità, il diritto al cibo, la sovranità alimentare. E alla Città dell’Altra Economia durante il Festival delle Terre non mancherà di certo la musica.
L'idea è raccontare, attraverso documentari, film d'inchiesta e reportage, la difesa dei territori e delle risorse che custodiscono, le lotte contro politiche economiche scellerate e le soluzioni in difesa della biodiversità. Dalla Cina alla Siberia, dal Brasile alla Tanzania, fino all' Italia. Il filo conduttore è l'identità, la cultura e i valori millenari di cui i popoli sono eredi e custodi.
Sono 29 le opere in concorso. Ma chi parteciperà al Festival non sarà solo uno spettatore di cinema. Si terranno anche conferenze e seminari internazionali sull'agrobiodiversità, il diritto al cibo, la sovranità alimentare. E alla Città dell’Altra Economia durante il Festival delle Terre non mancherà di certo la musica.
Testaccio calling
In Via Nicola Zabaglia, proprio nel centro di Testaccio, si trova uno spazio senza insegne. Ma la porta è a vetri e ci puoi guardare dentro. Uno spazio pubblico che vuole rimanere privato: si tratta del Gaycenter e e puoi passarci milioni di volte lì davanti senza accorgerti della sua presenza.
Questo è il suo interno.
I ragazzi che lavorano qui, sono entusiasti e motivati. Fanno un lavoro semplice e necessario: rispondono al telefono per dare assistenza. Aiutano con un sostegno psicologico, a volte anche legale, le persone gay, lesbiche e trans. E non solo.
Qui di telefonate ne ricevono tante: c'è il ragazzo che non riesce ancora ad accettare il suo orientamento sessuale, la madre che si vergogna del figlio omosessuale, i problemi fisici e relazionali di una ragazza transgender. E poi, naturalmente, tutto lo scenario, a volte sconcertante di un Paese fortemente machista che vittimizza i diversi orientamenti sessuali.
L'ultima battaglia del Gaycenter è stata per il reintegro del professore del Liceo Keplero in zona Marconi. Da otto anni, a tempo determinato, l'insegnante quest'anno non è stato reintegrato perchè aveva pubblicamente dichiarato di essere favorevole ad un progetto di educazione sessuale che prevedeva distributori di preservativi. "Il ministro Gelmini - sostiene Fabrizio Marrazzo portavoce del Gay center - ci deve spiegare perchè l'insegnante di religione non lavora più al Keplero e se è stato licenziato per il suo orientamento sessuale. Se sono queste le motivazioni, il ministro deve esporsi e itnervenire presso il Vicariato per il reintegro di Genesio".
In bocca al lupo a voi!
Questo è il suo interno.
I ragazzi che lavorano qui, sono entusiasti e motivati. Fanno un lavoro semplice e necessario: rispondono al telefono per dare assistenza. Aiutano con un sostegno psicologico, a volte anche legale, le persone gay, lesbiche e trans. E non solo.
Qui di telefonate ne ricevono tante: c'è il ragazzo che non riesce ancora ad accettare il suo orientamento sessuale, la madre che si vergogna del figlio omosessuale, i problemi fisici e relazionali di una ragazza transgender. E poi, naturalmente, tutto lo scenario, a volte sconcertante di un Paese fortemente machista che vittimizza i diversi orientamenti sessuali.
L'ultima battaglia del Gaycenter è stata per il reintegro del professore del Liceo Keplero in zona Marconi. Da otto anni, a tempo determinato, l'insegnante quest'anno non è stato reintegrato perchè aveva pubblicamente dichiarato di essere favorevole ad un progetto di educazione sessuale che prevedeva distributori di preservativi. "Il ministro Gelmini - sostiene Fabrizio Marrazzo portavoce del Gay center - ci deve spiegare perchè l'insegnante di religione non lavora più al Keplero e se è stato licenziato per il suo orientamento sessuale. Se sono queste le motivazioni, il ministro deve esporsi e itnervenire presso il Vicariato per il reintegro di Genesio".
In bocca al lupo a voi!
Bandi pericolosi
Il Campidoglio li ha dovuti ascoltare. Sono andati a protestare sotto il Marco Aurelio, il 5 maggio scorso, le cinquanta associazioni e cooperative che presiedono il tavolo per la riprogettazione della Città dell’Altra Economia. Da Greenpeace Roma alla cooperativa Occhio del Riciclone, da Binario etico all'associazione Nuova Bauhaus. A preoccupare gli aderenti al tavolo di riprogettazione della CAE è stato il bando pubblicato dal Comune di Roma ad aprile in cui si allarga a nuove realtà imprenditoriali l'area.
Si leggeva nel bando l'apertura ad "imprese di armi", "imprese della chimica", "allevamenti di animali da pelliccia". Quanto di più lontano da una cittadella ecosostenibile. Ma la protesta degli operatori ha portato il Comune a ritoccare il bando, togliendo le imprese lontane dal progetto originario.
Il "ritocco" non soddisfa però Aiab, l'associazione per l'agricoltura biologica poichè ancora resta la possibilità di affidare gli spazi alle multinazionali che si occupano di sperimentazione nel campo delle biotecnologie. Sperimentazioni vietate in tutta Italia, "messe alla porta" da leggi nazionali, che rientrano "dal portone" nel cuore di Roma.
Ma le preoccupazioni per chi lavora alla CAE non sono finite qui. "A novembre scorso - spiega l'economista Alberto Castagnola tra i fondatori - c'era stato un incontro informale con il sindaco Alemanno in cui si era deciso che le realtà già presenti alla Cae avviassero una riprogettazione dell'area. Sulla sua base il sindaco avrebbe poi scritto il bando per allargare la partecipazione". Ma il bando è uscito all'insaputa dei protagonisti. E oltre al danno si è aggiunta la beffa: se le stesse associazioni volessero partecipare al bando, non potrebbero perché il requisito principale è che queste 10 aziende siano costituite da non più di 12 mesi. Si corre così il rischio dell'effetto "spezzatino" dell'area.
Ad oggi la CAE, che si estende per circa 3.500 metri quadrati dei 35.000 del Campo Boario, ha 26 persone contrattualizzate: il bando di assegnazione dell'area è scaduto e ci sarebbe dovuto essere un accordo nuovo già a settembre dello scorso anno. L' accordo non c’è stato, cosicchè piccole realtà e cooperative sono state costrette a licenziare o a chiudere. “La parte del "Riuso e riciclo" è dovuta andare via. – spiega Castagnola (nella foto qui sopra) - E’ rimasta una bottega in cui si vendono prodotti di diverse cooperative mentre prima c’erano le stesse realtà a presenziare lo spazio espositivo”. Da parte del Comune ci sono state diverse proroghe per l’assegnazione dell’area da settembre a ottobre, da ottobre a dicembre da gennaio a marzo. Dai primi aprile non ci sono altre proroghe.
La Città dell'Altra Economia dalla sua nascita non ha goduto di grande fortuna. Ha incontrato tante difficoltà sulla sua strada, non solo con Alemanno. “Ci sono stati dei blocchi nella passata gestione comunale - continua Castagnola - si attendeva un riconoscimento come Consorzio dal Comune, evento che non è mai avvenuto. Proprio per questo non abbiamo avuto accesso a fonti di
finanziamento: per tre anni abbiamo organizzato circa 200 eventi in maniera del tutto gratuita, senza alcun biglietto di entrata. Un blocco che non ci ha permesso così la promozione di questa realtà”. Ad aggravare tutto ciò c’è il vincolo della Sovrintendenza: il Campo boario è un’area archeologica preziosa che obbliga le realtà a non usare lo spazio antistante la struttura. E l’unica via d’uscita è usare strutture mobili anche per i giochi per i bambini.
Questa qui sopra è la targa della piazza antistante la Città dell'Altra Economia. “Largo Dino Frisullo”. Era il 20 giugno 2007, quando la giunta comunale capeggiata dall’allora sindaco Veltroni, ribattezzò quest’area nel Campo Boario con il nome del pacifista e difensore dei diritti umani, scomparso il 5 giugno del 2003. Qui proprio nel 2007 comincia l’avventura della Città dell’Altra Economia. Un nome importante, Frisullo, di quelle penne fini che non si dimenticano. Eppure se dici “largo Dino Frisullo” ad un tassì o ad un’ambulanza a Roma nessuno ti sa portare lì, nel cuore di Testaccio, alla Città dell’Altra Economia. Nelle intenzioni un progetto bellissimo, quello di una cittadella alternativa dove raccontare che "un altro mondo è possibile", quello delle energie rinnovabili e del commercio equo e solidale, del riciclo dei rifiuti e del cibo biologico. Una realtà unica in tutta Europa. Una speranza da non lasciar morire.
(Le foto del sit-in al Campidoglio del 5 maggio 2011 sono di Lucia Perrotta)
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